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Dhammacakkapavattana sutta

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La messa in moto della ruota della dottrina

Dhammacakkapavattana sutta


Cosi ho udito: una volta il Sublime dimorava presso Varanasi,a Isipatana, nel Parco delle Gazzelle. Allora il Sublime si rivolse al gruppo di cinque monaci: “Questi due estremi, o monaci, deve evitare l’asceta; Quali sono questi due estremi? Quello connesso ai piaceri dei sensi, basso, plebeo, da gente comune, volgare, dannoso; e quello dell’automortificazione, doloroso, volgare, dannoso. Entrambi questi estremi evitando, o monaci, la via di mezzo realizzata dal Tathagata compiutamente Svegliato, apportatrice  di chiara visione e di conoscenza, conduce alla calma, alla conoscenza trascendente, al risveglio, al nibbana. E qual è, o monaci, questa via di mezzo realizzata dal Tathagata… che conduce alla calma, alla conoscenza trascendente, al risveglio, al nibbana? E questo nobile ottuplice sentiero, e cioè: retta visione, retta risoluzione, retta parola, retta azione, retti mezzi di sostentamento,  Questa, o monaci, è la via di mezzo realizzata dal Tathagata…che conduce alla calma…al nibbana. Questa, o monaci, è la nobile verità del dolore: la nascita è dolore, l’invecchiamento è dolore, la malattia è dolore, la morte è dolore; l’unione con quel che non si ama è dolore, la separazione da quel che si ama è dolore, il non ottenere quel che si desidera è dolore. In breve,  cinque complessi dell’attaccamento sono dolore. E questa, o monaci, è la nobile verità dell’origine del dolore: è retto sforzo, retta consapevolezza, retta concentrazione. quella sete che porta alla rinascita, quella sete congiunta al diletto e alla brama, che qua e là trova compiacimento, e cioè: sete di piacere, sete di esistenza, sete di non-esistenza.


E questa, o monaci, è la nobile verità della cessazione del dolore:  è il totale annientamento della sete, la rinuncia, l’abbandono, la liberazione, il distacco. E questa, o monaci, è la nobile verità della via che conduce alla cessazione del dolore:  è questo Nobile ottuplice sentiero, e cioè: retta visione, retta risoluzione, retta parola, retta azione, retti mezzi di vita, retto sforzo, retta consapevolezza, retta concentrazione.


Questa è la nobile verità del dolore, pensai; e in me, o monaci, in relazione a cose mai udite prima sorse l’occhio, sorse la comprensione, sorse il sapere, sorse la conoscenza, sorse la visione.


Questa nobile verità del dolore – pensai – dev’essere da me riconosciuta…è stata riconosciuta, e in me, o monaci… sorse l’occhio, sorse la comprensione… sorse la visione.


Questa è la nobile verità dell’origine del dolore, pensai: e in me, o monaci.. sorse l’occhio… sorse la visione. Questa nobile verità del dolore – pensai –esige da me l’abbandono…


L’abbandono è stato messo in atto, e in me, o monaci sorse l’occhio… sorse la visione.


Questa è la nobile verità della cessazione del dolore, pensai; e in me, o monaci… sorse l’occhio… sorse la visione. Questa nobile verità della cessazione del dolore – pensai – dev’essere da me realizzata, e in me, o monaci… sorse l’occhio… sorse la visione.


Questa è la nobile verità della via che conduce alla cessazione del dolore, pensai; e in me, o monaci… sorse l’occhio… sorse la visione.… Questa nobile verità della via che conduce alla cessazione del dolore - pensai – dev’essere da me coltivata, e in me, o monaci sorse l’occhio… sorse la visione.


Finché io non ebbi, o monaci, la chiara visione secondo realtà di queste quattro nobili verità che il triplice svolgimento formano una duo decupla successione, fino ad allora, o monaci, io non realizzai il supremo perfetto risveglio, non fui perfettamente desto in questo mondo con i suoi deva, con Mara e con Brama, con le sue generazioni di asceti e brahmana, di uomini e deva.


Ma non appena, o monaci, io ebbi la chiara visione secondo realtà di queste quattro nobili verità…allora, o monaci, io realizzai il supremo perfetto risveglio…Sorse allora in me la visione, sorse la conoscenza:


Salda è la mia emancipazione mentale, questa è l’ultima rinascita, non ci sarà un’altra esistenza”.


Questo disse il Sublime; lieti esultarono i cinque monaci alle sue parole. Inoltre, nel corso di questo enunciato sorse nel venerabile Kondañña il limpido, immacolato occhio della Dottrina:


“Tutto quel che nasce è destinato a perire”.


Messa cosi in moto dal Sublime la Ruota della Dottrina, gli spiriti della terra emisero un grido:


“Presso Varanasi, a Isipatana, nel Parco delle Gazzelle, il Sublime ha messo in moto l’eccelsa Ruota della Dottrina che nessun asceta o brahmana, nessun deva, né Mara né Brahma né alcun altro al mondo potrà far girare al contrario!”.


Udito il grido degli spiriti della terra i Quattro Grandi Re divini emisero un grido: “Presso Varanasi… il Sublime ha messo in moto l’eccelsa Ruota della Dottrina…”.


Udito il grido dei Quattro Grandi Re divini i Trentatre deva, i deva Yama, i deva Tusita, i deva Nimmanarati, i deva Paranimmitavasavatti e i deva del coro di Brahma emisero un grido:


“Presso Varanasi… l Sublime ha messo in moto l’eccelsa Ruota della Dottrina che che nessun asceta o brahmana… né alcun altro al mondo potrà far girare al contrario!”.


E in quel momento, in quell’istante, in quell’attimo in cui si levò quel grido dal mondo di Brahma il sistema dei diecimila mondi tremò, fremette, si scosse, e apparve nel mondo un immenso, eccelso splendore che superava la divina maestà dei deva.


 Allora il Sublime esclamò: “Kondañña invero ha compreso! Kondañña invero ha compreso!


E cosi al venerabile Kondañña rimase questo nome: Aññata-Kondañña.!


 Aññata è participio passato di ajanati che vuol dire “comprendere”, conoscere.